1. L’apertura del Mar Tirreno e l’esplosione dei vulcani
Intorno alla fine dell’Era Cenozoica ad occidente della catena appenninica, in via di sollevamento, la crosta terrestre subisce profonde trasformazioni, assottigliandosi, lacerandosi e sprofondando lentamente viene invasa dal mare: nasce il Tirreno.
Circa 5-6 milioni di anni fa, nel Pliocene inferiore il margine occidentale della catena appenninica, coinvolto nei movimenti precedentemente descritti, sprofonda verso Ovest disarticolato da lunghi sistemi di fratture parallele (faglie con direzione NW-SE) come una grande gradinata. È lambito dal mare che invade queste zone ribassate posizionandosi molto più ad oriente della posizione attuale.
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L’Italia durante il Pliocene
(ridisegnato e tratto da Atlante Geografico Moderno De Agostini)
Questa profonda zona ribassata, definita Graben, era bordata ad est dall’Appennino in modo continuo con i Monti della Sabina, i Monti Tiburtini-Prenestini ed i Monti Lepini, ad ovest in modo discontinuo da due dorsali rimaste emerse durante i movimenti di sprofondamento, costituite dalla Tolfa e dal Circeo. In questo Graben si aveva la deposizione di sedimenti quali ghiaie, sabbie ed argille provenienti dal modellamento dell’Appennino e trasportate dai fiumi.
Intorno ai 3-4 milioni di anni fa, Pliocene medio-superiore, all’interno ed al centro del Graben inizia a sollevarsi una nuova dorsale, il mare si ritira verso ovest e resta solo un lungo e stretto golfo aperto verso sud che oggi costituisce la bassa valle del Fiume Tevere tra Orvieto e Roma.
Contemporaneamente a questo sollevamento, inizialmente in Toscana e successivamente nel Lazio settentrionale, si ha una forte attività vulcanica sviluppata in diverse fasi che si susseguono nel tempo da ovest verso est e che segnano il sollevamento di singole aree.
I prodotti di questa attività vulcanica caratterizzano la così detta «Provincia Magmatica Toscana», e sono costituiti dalle lave della Tolfa e dell’agro cerite e manziate (da 4,2 a 2,1 milioni di anni ) e successivamente i prodotti del Monte Cimino (da 1,4 a 0,9 milioni di anni) che però per età e per le sue caratteristiche sembrerebbero assomigliare di più alla «Provincia Romana».
Nell’ultimo milione di anni, il mare si è ritirato verso ovest lasciando dietro di sé stagni, laghi e paludi, ed i fiumi alimentano la nuova fascia costiera approvvigionandola di grandi volumi di ghiaie, sabbie e argille.
Questa quiete raggiunta è nuovamente turbata dal riattivarsi delle faglie ad andamento appenninico ed antiappenninico che portano alla fratturazione in diversi settori della piana costiera formata ed allo sprofondamento degli stessi.
Queste nuove fratture favoriscono nuovamente la risalita del magma che darà vita ad un’altra serie di importanti manifestazioni vulcaniche che perdureranno per diverse centinaia di migliaia di anni.
Si vengono a generare diversi complessi disposti da NW a SE e sono i Vulsini, di Vico, dei Sabatini, dei Colli Albani, della Media Valle Latina (o degli Ernici) e di Roccamonfina. Ancora più a sud i complessi di Ischia e Procida, dei Campi Flegrei e del Somma-Vesuvio.
Questo vulcanismo, diverso dal precedente, è indicato come alcalino-potassico per la prevalenza di questo elemento ed identifica la «Provincia Magmatica Romana».
Stralcio della carta geologica “Tuscania” Foglio n° 136 scala 1:100.000
Sezione geologica passante per Valentano
Testo della Geol. Olivia Iacoangeli