Santuario della Madonna della Salute

Santa Maria della Salute o del "Cecchino" - Olio su tela - Fine  XV sec.
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Il Santuario della Madonna della Salute, che dal 1708 era annesso all’attiguo convento dei Frati Minori, è da qualche anno Parrocchia a se stante. Il lato destro confina con il Cimitero, luogo di sepoltura dei morti di Valentano da qualche secolo.

Recentemente il Santuario è stato ristrutturato e riaperto dopo un periodo di chiusura durante la quale un’ala del Chiostro aveva ospitato un piccolo altare.

Da notare l’organo, del 1852, ormai bisognoso di un restauro, ma ancora capace di produrre suoni profondi ed espressivi pur in presenza di qualche problema per l’organista.

 

da “Valentano – Santuario della Madonna della Salute”, L’ambiente locale/7, Collana di studi editi a cura del Comune di Valentano – Biblioteca servizi culturali.

Il compianto P. Giorgio De Dominicis, di Valentano, più volte superiore del Ritiro e Custode del Santuario, nella ricorrenza del 75° di Incoronazione della Madonna della Salute, pubblicava su L’OSSERVATORE ROMANO del 23 agosto 1974, CXIV, n. 192, p. 2, un ricordo de La secolare storia del Santuario della “Madonna della Salute” in Valentano. Anche allora si era alla vigilia di un Anno Santo e, per questo, il suo discorso, benché lontano nel tempo ci appare ancora di piena e viva attualità. Lo riproponiamo in gran parte perché il caro P. Giorgio riesce a sottolineare pienamente il rapporto di Valentano e della sua gente con la Madonna SS.ma della Salute.

L'esterno del Santuario della Madonna della Salute, a Valentano

Le origini di questo Santuario risalgono alla seconda metà del XV secolo, quando il capo brigante Francesco Portici, ridotto all’impotenza per la continua caccia che gli si faceva nella regione castrense, si consegnò spontaneamente alle Autorità e, dopo una pubblica penitenza fatta nella chiesa di S. Savino, cattedrale di Castro, scelse come volontario esilio l’aspra selva dove ora sorge il Convento. Ivi edificò una rozza cappella con delle pietre raccolte sul luogo ed espose alla venerazione una tela raffigurante la Vergine con il Bambino in braccio che fu chiamata dal nome dell’eremita “La Madonna del Cecchino” (diminutivo di Francesco).
Quando egli morì, sul chiudersi del sec. XV, già il rozzo romitorio attirava la pietà dei fedeli, tanto che la sua dipartita impose il problema della successione. Da questo momento il Santuario ebbe alterne vicende, ora liete ora tristi, di splendore e di abbandono.
Un periodo di splendore fu certamente quando, nel 1506, alcuni religiosi dell’ordine di S. Agostino, che in quel tempo dimoravano nella vicina Isola Martana, presero possesso del Santuario e al posto del primitivo e piccolo romitorio, edificarono una chiesa ed un altare dedicato alla ‘Madonna della Salute”. È questo il primo titolo ufficiale dato al Santuario, anche se poi, per due secoli, si chiamò “Santa Maria della Rosa” (quando cioè nel 1582/83, per opera del concittadino Giovanni Vitozzi, la rozza tela primitiva fu sostituita da una statua che raffigurava la Madre di Dio che serrava fra le dita della mano destra una rosa).

L'interno del Santuario della Madonna della Salute L'altare

I Frati Minori presero possesso della Chiesa e del Convento il 27 maggio 1708, dopo trattative piuttosto difficili e laboriose, chiudendo in tal modo un lungo periodo di incertezze, di angosce e di disagio morale, ed aprendo una nuova era con un sicuro promettente futuro, dove la benedizione della Madonna si manifestava in modo chiaro, quasi a voler premiare la fede, la costanza e la tenacità dei suoi devoti.
In ogni circostanza, triste e dolorosa, il popolo trovava ai piedi della Madonna il conforto e la salute. Ogni qualvolta si profilava all’orizzonte la minaccia di una pubblica sciagura si partiva dalla popolazione l’implorazione del potente suo aiuto. così avvenne per la carestia del 1807, per la peste del 1831, e durante le guerre mondiali del 1914 e del 1940.
Intanto nel nostro Convento, che per la particolare vita che vi si conduceva fu chiamato ‘Ritiro‘, sotto lo sguardo materno della Madonna, numerosi religiosi trovarono la santificazione di se medesimi.
Basta ricordare il Ven. Filippo da Velletri, il P. Ignazio da Roma, il Servo di Dio Samuele da Farnese, P. Francesco da Collodi e P Clemente da Velletri, semplice e nello stesso tempo austero che guidò nella via della perfezione il Servo di Dio Fr. Valentino Sensini.
È dei nostri giorni anche un’altra figura, P. Clemente Martinelli da Farnese, che per tanti anni dimorò nel nostro Convento, attendendo con zelo e sacrificio al Sacramento della Riconciliazione ed alla direzione spirituale dei giovani francescani che dal 1928 al 1951 si preparavano al Sacerdozio con gli studi filosofici.
Dicevamo all’inizio che con l’Incoronazione della Madonna della Salute si chiudeva in un modo lieto il secolo XIX; ma possiamo anche dire che il secolo XX si apriva con una fioritura di vocazioni alla vita francescana.
Il laborioso e religioso popolo di Valentano, infatti, ha dato alla Provincia Romana dei Frati Minori, dagli inizi del secolo ai nostri giorni, oltre cento religiosi, tra i quali valorosi missionari come il P. Bernardino Fratini (+1909) e zelanti uomini di governo come il P. Lino Lottatori, per sei anni Ministro Provinciale e primo parroco di Guidonia, morto vittima del dovere nel 1943 mentre si recava a confortare i ricoverati durante un bombardamento della città.
Né va dimenticato il P. Fortunato Scipioni (+1958), coscienzioso ed attivo Postulatore Generale per le cause dei Santi.
Ed infine, alla lunga e laboriosa schiera dei Fratelli, vogliamo ricordare Fr. Giovanni Battellocchi (+1950) religioso di santa vita, assiduo nella preghiera ed indefesso nel lavoro che compiva con spirito di fede; con facile vena poetica dialettale cantò le lodi della nostra Madonna.
Possa questa lieta ricorrenza, che si svolge alla luce dell’Anno Santo, essere un richiamo al rinnovamento e alla riconciliazione, tanto più che, come ha detto Paolo VI, “l’esito rinnovatore dell’Anno Santo dipenderà dall’aiuto della Madonna. Dobbiamo mettere in programma un particolare culto alla Vergine Maria se vogliamo che l’avvenimento storico spirituale, al quale ci prepariamo, raggiunga i suoi veri scopi” (Dal discorso del 30.5.1973).